Giuseppe A. Spadaro esordisce come poeta nel 1956 con Schegge di dolore (Gastaldi Ed.). Segue La donna con l’ermellino (1960) e L’immagine del Padre (1982). Dall’insegnamento della Storia dell’Arte nasce Il caso Borromini, ricostruito per identificazione (Ed. Mediterranee, 1992). Segue Rogatoria finale (Shakespeare and Company, 1996), romanzo-documento sulla tragica fine di Ferrante Pallavicino. Più recenti sono i saggi: Al crocevia della modernità (1998) e L’equivoco della liberaldemocrazia (Antonio Pellicani Ed., 2002).

Molti i riconoscimenti, e tra essi due volte il premio per la Cultura della Presidenza del Consiglio. Infine “In pruritu carnis – L’equivoco cristiano” (Fabio Croce Ed., 2005), che affronta in forma di divertissement i problemi più scottanti dell’uomo, quali la nascita di Satana dall’errore d’un copista, o la natura del peccato originale che al Concilio di Trento non riuscirono a definire.

L’autore è spinto a indagare in quelle zone d’ombra fra eresia e cospirazione: dai modernisti, vittime della repressione di Pio X, ai Giansenisti, i preti giurati della rivoluzione francese, su su fino agli Spirituali francescani, finiti sul rogo perché attendevano l’avvento del regno dello Spirito. Ricerche rare, itinerari nel sottosuolo, dai quali idee sperdute sbucano di nuovo nella Grande Storia.