Sono nata il 4 marzo 1943 nei territori piemontesi dove la guerra continuava a mietere giovani. Durante i freddi inverni frequentavo le stalle dei contadini dove veniva sempre riservato un angolino per gli amici odoroso del latte delle mucche e caldo del loro respiro.
La nostra famiglia si era rifuggiata in una piccola frazione di S. Maurizio: quattro o cinque cascine, una piccola scuola, una chiesa e davanti una grande bascula dove pesare i frutti di quella terra generosa. Dimenticavo la casa del dentista mio nonno e due o tre negozi.
Tanto verde attorno e (da comea ricordo io) tanta pace e tranquillità. Ecco dunque Malanghero, il paese che mi ha dato il primo respiro.
Passano alcuni anni ed io entro in collegio, dove ricevere una buona educazione e qui comincio a tenere diari e scrivere biglietti e poesie.
Adolescente e già amante dello scrivere. Ma non riesco a spiccare un volo decente.
In età sufficientemente matura mi viene affidato da mio cognato un negozio e le mie amicizie e conoscenze aumentano di numero.
Una sera il circolo del quale facevo parte riunisce i soci e così conosco molte persone tra cui un signore alto, distinto e con i capelli bianchi. Il mattino successivo, avendo lui un negozio accanto al mio, mi invita a prendere un caffè nel bar li accanto. Quel signore era Siciliano e nei nostri discorsi mi dice di aver avuto la nonna testimone personalmente del terremoto nel 1908.
Era arrivata per me la storia esclusiva, non dovevo fare altro che scrivere e raccontare al mondo una storia stupenda, ricca di scorci indimenticabili e abitata da molti personaggi, un paesaggio di terra assetata appoggiato in un mare di cristallo.