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Fermare l’invasione – Le ragioni del blocco navale
Ciò che favorisce la schiavitù moderna è la tratta degli esseri umani con il corollario dell’immigrazione illegale: la persona che arriva sulle coste europee diventa un essere invisibile, non tutelato, che si appoggia su aiuti umanitari non sufficienti per assicurare una vita normale. È facile finire nello spaccio della droga e nella prostituzione, diventare schiavo per debito, nei campi agricoli, accattone nei centri urbani, pedina di Al-Qaeda. La “globalizzazione alla cinese” invoglia le imprese neoliberiste a sostituire le delocalizzazioni con l’immigrazione di massa per giungere all’azzeramento delle distanze tra la manodopera a basso costo ed i mercati del consumismo occidentale. Ci sono soluzioni – ancorché complesse ed impegnative – che aiutano a stroncare, una volta per tutte, la schiavitù moderna in Europa. L’Ue non può affrontare il problema “tamquam non esset”, ma deve comprendere che esso è collettivo e che la “politica dello struzzo” non è vincente, pena l’invasione dell’intera Europa. Essa non può più esimersi dall’applicare l’opzione della cosiddetta ‘strategia diretta’ e l’Italia deve portare i suoi obiettivi sul tavolo del negoziato a Bruxelles. Il problema non si affronta ai confini d’Europa, lasciando incrementare le morti in mare, ma occorre giocoforza attivare – in parallelo ai decreti sicurezza – un’interdizione navale dei porti di partenza, ridando fiducia al cittadino e all’intera comunità.
- Sul palco con l’Ammiraglio Nicola De Felice Pierangelo Buttafuoco e il Generale Giuseppe Tirico.
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Roma, 22 mar. (Adnkronos)
(Sil/Adnkronos)
“La situazione economica e sociale in Libia e in Tunisia sta favorendo la tratta degli esseri umani a danno di intere popolazioni indotte ad emigrare in Europa clandestinamente ed a pagamento dai loro Paesi di origine dell’Africa e dell’Asia. Questo fenomeno, oltre ad incrementare le morti in mare ed a comportare l’arrivo di un massiccio flusso di migranti clandestini sul territorio europeo minandone lo stato sociale, arricchisce numerose organizzazioni criminali che investono gli incassi ottenuti dal pizzo pagato dagli illegali nel traffico di armi e di droga, alimentando guerre e faide”. Lo dice all’Adnkronos l’ammiraglio di divisione Nicola de Felice, tecnico della Marina Militare.
“A seguito dei numerosi appelli da parte di varie organizzazioni internazionali quali l’Unhcr e la International Maritime Organization (Imo), l’Onu e l’Ue hanno promosso negli anni numerose Risoluzioni contro la tratta degli esseri umani e il contrabbando dei migranti. In questo quadro – spiega – l’Ue deve lanciare una nuova missione di interdizione navale in Libia e in Tunisia, caratterizzata dall’adozione di un approccio globale alle iniziative di contrasto alla tratta degli esseri umani, con l’obiettivo principale di azzerare l’immigrazione illegale in Europa con interventi selettivi nelle acque territoriali e contro le strutture logistiche a terra della Libia e della Tunisia. Allo stesso tempo, assistere gli Stati di transito che ne fanno richiesta a sviluppare capacità di controllo e sorveglianza delle coste e delle aree Sar assegnate e riconosciute dall’Onu, in conformità al regolamento Imo. Deve essere conditio sine qua non che il comando e controllo, la sorveglianza e il pattugliamento sia congiunto con le locali Forze d’ordine”.
“L’interdizione alle navi o galleggianti è una misura selettiva che, pur non essendo un blocco navale indiscriminato di chiusura dei porti libici e tunisini né un embargo esteso a forniture commerciali, serve a tenere sotto stretto controllo i traffici marittimi illeciti del Mediterraneo nonché il dilagare di minacce terroristiche. Gli Hot-spot da istituire ad hoc in Libia e in Tunisia, nei pressi dei Paesi di partenza o laddove necessario – continua l’ammiraglio – dovranno essere utilizzati per accogliere i migranti in attesa dell’esito delle domande di protezione internazionale, dell’eventuale asilo politico o delle successive disposizioni di rientro nei propri Stati di origine. Dovranno essere finanziati dall’Onu, gestiti e controllati dall’Ue, in una cornice di sicurezza garantita da una forza militare europea, in collaborazione con le forze dell’ordine dei governi locali ufficialmente riconosciuti dall’Onu. L’obiettivo strategico è quello di stabilizzare e ricostruire gli Stati rivieraschi della sponda sud del Mar Mediterraneo al fine di tutelare gli interessi europei, vincolati alla preservazione delle fonti di approvvigionamento energetico nonché di evitare il caos ora dilagante in nord Africa”.
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