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1+1=3

“Uno più uno uguale tre?”.
Ma che diavolo è?
“È sicuramente uno sbaglio della memoria mia o di qualcun altro, è forse uno slogan per attirare l’attenzione di chi ascolta o legge?
Penso all’occasione che ha dato l’incipit a questa mia considerazione: l’omelia di un prete durante la celebrazione di un matrimonio! Ovvio, ci si trova davanti ad una coppia di giovani sposi che intendono “coronare il loro sogno d’amore”, come si dice, davanti a Dio e agli uomini e sperano di divenire presto una famiglia, cioè di essere in tre”.
Ma forse il significato dato a questo atto è un po’ troppo restrittivo. “Uno più uno è uguale a tre”, secondo me, quando dalla vicinanza di due persone e nella collaborazione operosa tra i due sboccia un fiore prezioso che è il sovrappiù!
Ma che sto pensando… Forse proprio i fiori dell’addobbo della Chiesa mi hanno sospinto a questa considerazione, oppure l’emozione nel vedere la sposa vestita di bianco e lo sposo incantato ad osservare i movimenti di lei, anche quelli impercettibili agli altri.
Un sovrappiù esiste anche non solo nel rapporto tra una donna e un uomo, ma anche tra due persone, uomini o donne che siano, vicine per lavoro, per interessi vari od occasioni disparate.
Ed allora?
Il sovrappiù non è solo il frutto dell’amore, può essere anche il frutto dell’amicizia, della solidarietà, della collaborazione, dell’affetto, del rispetto…
Qualcuno osserverà che, nella maggior parte degli eventi e rapporti tra umani, uno più uno è uguale a due e, qualche volta, uno più uno è uguale a zero, se non a meno uno… Sono i casi in cui due persone o due gruppi di persone non riescono ad entrare in sintonia tra di loro e, spesso, si fanno anche del male, arrivando l’uno ad annientare l’altro.
In questa antologia si presenteranno episodi di vita vissuta in cui, però, uno più uno è sempre uguale a tre: inguaribile ottimismo?
A voi l’ardua sentenza!
 
Clara Di Maggio

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Autore

  • Clara Di Maggio

    Clara Di Maggio è nata a Fabrica di Roma l’11 novembre del 1943. Ha compiuto i suoi studi a Viterbo, quindi all’Università “La Sapienza” di Roma, laureandosi in Lettere nel 1967. Insegnante per vocazione, ha iniziato la sua carriera dapprima presso varie scuole dislocate nel territorio della provincia di Viterbo, poi, come vincitrice di concorso, nel 1974 a Roma, dove è rimasta fino al 2008, anno del suo collocamento a riposo.
    L’ansia di conoscenza e la curiosità di verificare quanto appreso dai libri o quanto trasferito ai suoi alunni, l’ha sollecitata ad intraprendere molti viaggi: in Europa, Medio Oriente e Africa settentrionale, sempre in coppia con suo marito e in compagnia di uno storico “maggiolone”.
    Dagli appunti presi durante questi viaggi, derivò il suo primo scritto “Appunti di viaggio”.
    L’ansia di raccontare le persone e i luoghi la spinse in seguito alla narrazione di storie familiari come “Lo ziro”, “La zappa, il mulo e il carretto”, “La casa del giardino” e “Via del Fontanile, 32”.
    Infine la consuetudine con il mondo del diritto e dell’interpretazione delle norme giuridiche, non molto a lei congeniali, che costituivano invece l’essenza della vita di suo marito, magistrato e presidente di tribunale, la convinsero a scrivere “Vita di un giudice”.
    L’ultimo suo scritto “Uno più uno = tre” scaturisce da riflessioni elaborate nel corso degli anni e riscontrate nella realtà vissuta personalmente o attraverso il racconto di persone conosciute. Si presenta infatti come un’antologia di racconti e vorrebbe dar spazio a considerazioni ulteriori e quindi anche a testimonianze di fatti realmente accaduti, magari non proprio in accordo con l’affermazione del titolo e cioè “Uno più uno = tre” e che potrebbe diventare “Uno più uno = 0” oppure “Uno più uno = -1”.

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