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C’ERA UNA VOLTA… LA FIABA

Dedicato a tutte le mamme e alle loro gemme preziose

Oggi la maggior parte delle donne, sia per scelta di vita che per necessità, lavora.

Alcune hanno la fortuna, oltre ad avere un impiego, anche di poter gestire la propria famiglia grazie ad orari “comodi”, quali il part-time.

Parecchie fra permessi, malattie e ferie pregresse, grazie all’elasticità da parte dell’Ente o della Società presso cui operano, riescono a stare perfettamente in equilibrio fra “casa” ed impegni lavorativi.

Molte, invece, trascorrono più di otto ore fuori perché non hanno altra alternativa, se non quella di adempiere solo e soltanto ad un imprescindibile dovere dettato dal senso di responsabilità.

Sebbene quest’ultima virtù sia comune a tante e tante donne, ve ne sono alcune (accertato, ma per fortuna in minoranza) che preferiscono andare al lavoro piuttosto che accudire i propri figli.
In tale caso, comunque, nessuno ha il diritto di biasimarle, perché anche questa è una scelta personale.

Una categoria a sé, invece, è rappresentata da quelle che soffrono, forse patologicamente, del giornaliero distacco per quel lasso di tempo, sicuramente breve in quanto espresso in ore, che trascorrono lontano dai propri “cuccioli”.
A loro volta anche questi manifestano grande disagio ed i più piccoli, non comprendendo, si intristiscono e lasciarli è ancora più difficile.
Anche questo li aiuterà a crescere.

Le storie che seguono sono dedicate a tutte le mamme e alle loro gemme preziose.
 

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Autore

  • Monica Militello Mirto

    Mi presento. Sono Monica Militello Mirto e vivo nel soleggiato capoluogo siciliano. Moglie e mamma a “tempo pieno”, oltre al dedicare il mio tempo alla famiglia, tre cani, due criceti e una cocorita, coltivo anche una grande passione per la scrittura. Avevo circa 13 anni, quando scrissi una storia utilizzando nomi del mondo floreale. Da quel momento, tranne che per un brevissimo e transitorio periodo, non ho mai smesso. Dedicavo pensieri (a volte veri poemi, in verità) per i compleanni o altri eventi.
    Nel 1985, in una fredda giornata d’inverno, ho scritto la mia prima favola ispirandomi ad alcuni “personaggi classici”, nati da quei grandi autori del passato ben più preparati di me sull’argomento.
    A questa ne seguirono altre con la differenza, però, che i protagonisti altri non erano che amici e persone a me care che, man mano, incrociavo sulla strada della mia vita. Così, dalla mia penna, nascevano fate, folletti, sirene e tanti altri soggetti che avevano le caratteristiche di queste persone.
    Per altri racconti, invece, prendevo spunto da pensieri personali a volte piacevoli altri nostalgici ma che, comunque, avevano suscitato in me grandi emozioni.
    Amo leggere e ascoltare musica, adoro la mitologia, le storie ammantate di mistero e l’immaginario mondo della fantasia, nonostante la mia non più tenera età. Mi piace guardarmi intorno e mi è anche capitato di scrivere storie divertenti su alcuni aspetti tipici dei miei conterranei e loro abitudini.
    Fra le mie passioni non manca la lettura delle poesie. Adoro Leopardi, ma ho imparato ad amare e apprezzare tanti e tanti altri autori.
    Questa mia inclinazione ai componimenti in versi, mi ha portata a cimentarmi nella scrittura delle sopradette. Perché no? Ho detto a me stessa!

    Nel giugno del 2014, proponendo due mie poesie, ho così partecipato al Concorso Letterario Nazionale “Mario Dell’Arco”, indetto dall’Accademia “G. Belli” di Roma, meritandomi un posto da finalista.
    Questa la brevissima storia della mia passione che continua e continuerà anche perché tanti anni fa, proprio in quel periodo che ho menzionato nelle prime righe, conobbi per caso una donna veramente speciale, autrice di favole per bambini, vincitrice anche di premi.
    Un giorno presi il coraggio a quattro mani e le chiesi di darmi un parere su ciò che, allora, avevo scritto. Terribilmente in ansia, attesi fino al giorno in cui la rividi. Il suo giudizio fu più che positivo e, al suo entusiasmo, ricordo che contrapposi il mio timore di non riuscire più a scrivere, forse per la tristezza interiore che in quel dato periodo della mia vita aveva preso il sopravvento. Mi sorrise e se ne andò ma, il giorno successivo, tornò per regalarmi una copia del libro con le meravigliose favole da lei scritte e pubblicate. Lo conservo gelosamente fra i libri a me più cari. Nella prima pagina mi scrisse una frase che mi fece riflettere molto: “non ti inaridire”. Assicurandole che non sarebbe mai più accaduto, ho ripreso a scrivere, mantenendo ancora oggi quella promessa.

    Amo leggere e ascoltare musica, adoro la mitologia, le storie ammantate di mistero e l’immaginario mondo della fantasia, nonostante la mia non più tenera età. Mi piace guardarmi intorno e mi è anche capitato di scrivere storie divertenti su alcuni aspetti tipici dei miei conterranei e loro abitudini.
    Fra le mie passioni non manca la lettura delle poesie. Adoro Leopardi, ma ho imparato ad amare e apprezzare tanti e tanti altri autori.
    Questa mia inclinazione ai componimenti in versi, mi ha portata a cimentarmi nella scrittura delle sopradette. Perché no? Ho detto a me stessa!
    Nel giugno del 2014, proponendo due mie poesie, ho così partecipato al Concorso Letterario Nazionale “Mario Dell’Arco”, indetto dall’Accademia “G. Belli” di Roma, meritandomi un posto da finalista.
    Questa la brevissima storia della mia passione che continua e continuerà anche perché tanti anni fa, proprio in quel periodo che ho menzionato nelle prime righe, conobbi per caso una donna veramente speciale, autrice di favole per bambini, vincitrice anche di premi.

    Un giorno presi il coraggio a quattro mani e le chiesi di darmi un parere su ciò che, allora, avevo scritto. Terribilmente in ansia, attesi fino al giorno in cui la rividi. Il suo giudizio fu più che positivo e, al suo entusiasmo, ricordo che contrapposi il mio timore di non riuscire più a scrivere, forse per la tristezza interiore che in quel dato periodo della mia vita aveva preso il sopravvento. Mi sorrise e se ne andò ma, il giorno successivo, tornò per regalarmi una copia del libro con le meravigliose favole da lei scritte e pubblicate. Lo conservo gelosamente fra i libri a me più cari. Nella prima pagina mi scrisse una frase che mi fece riflettere molto:

    “non ti inaridire”. Assicurandole che non sarebbe mai più accaduto, ho ripreso a scrivere, mantenendo ancora oggi quella promessa.

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