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IN VOLO
Ciò che le lettrici ed i lettori avvertono prima, nella prosa della scrittrice Maria Luisa Giachetti Del Punta, è un dilatato senso del tempo. Dalla prima pagina all’ultima del romanzo “In volo” gli accadimenti, solo apparentemente si susseguono come minimi segni ed eventi del presente. Forse, fatti ordinari di cui nessuno potrebbe dar peso. Ma le vicissitudini della vita di Jasmine, una giovane ragazza, si perdono nella storia più lontana, fluttuando tra una specie di monotonia del quotidiano e il desiderio di cambiare un cielo immobile.
Per Jasmine la famiglia e le sue radici rappresentano una potente ricchezza interiore, ma capisce ad un certo punto che deve seguire un suo percorso, operando un sano distacco dai cordoni familiari. Si iscrive alla facoltà di psicologia e il suo vero intento sarà quello di occuparsi di persone disagiate, in particolare dell’infanzia. Una provinciale schietta ed onesta? Certo una donna dotata intellettualmente, amante della vita semplice, che va in città sperando di costruirsi un suo avvenire.
La scrittrice, nota per le sue doti narrative che ci hanno fatto spaziare nell’animo umano e negli angoli delle menti, non si accontenta di descrivere una vicenda con mille similitudini ad altre vicende di ragazze alla ricerca di se stesse, desiderose di mettere in pratica le proprie aspirazioni e talenti.
Tra pensiero, fantasia, filosofia, gioco con le parole e immagini prosaiche e poetiche, si fa molta fatica a definire uno stile narrativo. L’impulso a scrivere si complica in un più grande desiderio: quello di avvicinare l’esistenza di una giovane a quella di tante altre.
Dopo un anno di pratica in un orfanotrofio, a contatto con bambini in vario modo traumatizzati e psicologicamente labili, Jasmine affiancherà un grosso psicologo nel suo studio privato.
Inizia una relazione difficile con Carmelo, un medico dello stesso studio, che, pur essendosi innamorato di lei, ricambiato, nel paese di origine ha lasciato la vecchia fidanzata e le convenzioni sociali gli impongono di non troncare in malo modo il legame che lo unisce ancora alla ragazza con la quale è cresciuto e alla quale è destinato da contratti familiari.
Jasmine decide, con molto tormento ma determinazione, di abbandonare Carmelo e fare un viaggio in Oriente che l’avrebbe ritemprata. Aveva creduto a quel connubio e condivisione tra lavoro ed amore, che le aveva regalato però delusione e sconforto.
Jasmine ormai è cresciuta e non vuole farsi “minorare” da nessuno.Ha il senso del limite, dell’eroismo inutile, non certo dell’aurea mediocritas oraziana.
La ragazza ha una grande capacità di introspezione per capire gli altri, senza giudicare.
Aveva in fondo rincorso un mondo che la voleva e la vedeva come studentessa, come figlia amata e coccolata da una famiglia meravigliosa, ma voleva con fermezza essere una brava psicologa. Per questo doveva cambiare lavoro, pur avvicinandosi sempre ai più nascosti o palesi rifugi delle voci interiori degli esseri umani. Non si era lasciata contaminare per così dire, da un meccanismo che la voleva legata ad un destino biologico e di vita come donna. Nel contempo Jasmine credeva però nell’amore, nei rapporti con gli altri.
Diventa hostess di aerei che sorvolano città e continenti e seppure delusa non perde l’incanto dell’amore e si innamora follemente di un pilota. Il suo nome è Sergio, nome di origine etrusca o russa chissà, ma che sarà il suo compagno di vita, nonché poi marito.
Maria Luisa Giachetti Del Punta, anche profeta e pittrice forse, perché dipinge il suo itinerario di vita, quello di Jasmine, creando il mondo nel momento in cui lo percepisce. Lo fa ad una velocità troppo elevata che mozza il fiato, che non permette di soffermarsi sui dubbi, le perplessità, i se e i ma della vita. Jasmine e Sergio vivono quasi correndo e rincorrendosi. Nell’ultimo viaggio in aereo che chiude il romanzo, i protagonisti affronteranno anche un dirottamento che si concluderà felicemente. Sembra di essere in un set di un film, tanto irreali sono le vicende, le reazioni delle persone. Credendo profondamente nella vita e nell’amore, l’essere umano ed in particolare una giovane donna ne esce non amputata del suo profondo essere, della sua profonda unione fra corpo e mente. L’immaginazione è vita e la realtà spesso la supera.
L’essere in volo è una sensazione o realtà che si ripete spesso nelle opere dell’autrice. In fondo stare nelle nuvole, sopra la grande terra madre, ci allontana dai problemi umani, sembra staccarci dalla crosta terrestre per navigare nei cieli senza pensieri. In realtà spiccare il volo è solo il tentativo di trovare la propria strada nel mondo. Non per avere il proprio posto destinato, ma per poter condividere bellezza, gioia o ombre con il genere umano.
Gina Di Francesco
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