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INES DONATI “FIERISSIMA ITALIANA, INDOMITA FASCISTA”. L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE NEL NOME DELLA RIVOLUZIONE (1900-1924)
Ines Donati, già da adolescente animata da un mistico patriottismo che sarà poi l’unica fiamma che determinerà le sue scelte future, ribelle per indole, ma non mascolina come appaiono oggi certe “femministe 2.0”, da donna e da Italiana volle reagire allo scempio dei valori e alle volgarità quotidiane che scaturivano dal divampante Biennio Rosso. Ed eccola, prima tra i Giovani Esploratori cui si era iscritta per vivere la bellezza del cameratismo che in quell’associazione scoutistica si viveva spontaneamente; eccola prestarsi come volontaria durante lo sciopero degli spazzini di Roma del Maggio 1920. Ma gli eventi incombevano, la scelta fu conseguenziale a quella passione patriottica che divampava nel suo cuore, trovandosi così al fianco dei nazionalisti e dei fascisti romani nelle prime azioni di contrasto al sovversivismo dilagante, divenendo ben presto un simbolo, un esempio.
“La Capitana” morì il 3 Novembre 1924, rapita da una malattia, a soli 24 anni. Morì così, lontana da quelle battaglie che erano state le uniche gioie della sua vita, colpita da un destino crudele che la vide consumarsi in un letto d’agonia, anziché come aveva sognato e cercato, in uno scontro col nemico della Patria.
Ines Donati rappresentò il volto più puro di alcune donne che, spezzando le convenzioni e le idee del periodo storico, si inserirono da protagoniste nella lotta politica, come “militi”, prima che come “individui politicizzati”.
Questo volume è arricchito da un prologo sull’emancipazione femminile durante il Fascismo con articoli di Giacinto Reale e Adriano Scianca ed un breve saggio di Giancarla Lazzari scritto per l’occasione che smentisce la propaganda neofemminista.
In appendice, una riflessione di Emanuele Mastrangelo sulla cancel culture che colpì anche il monumento ad Ines Donati di San Severino Marche; e un breve saggio sulla Cappella dei Martiri Fascisti del Verano che raccolse le spoglie della “Capitana” prima che l’odio e la viltà antifascista facessero scempio dei suoi resti e di quelli degli altri Caduti in camicia nera.
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