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LETTERA A UNA SCOLARESCA

“La casa della scuola brucia. E nessuno si muove”. Così scriveva nel 1973 Ulisse Benedetti in Stanno bocciando la scuola. E così era negli anni Settanta la scuola italiana, in cui molti insegnanti, messi da parte cattedra e banchi, si accovacciavano sul pavimento in mezzo agli alunni e invece di fare lezione parlavano degli scioperi e delle rivendicazioni dei lavoratori. Quanto era lontana la scuola di Giovanni Gentile! Che ne La riforma dell’educazione scriveva: “Il fine dell’educazione è quello di dare equilibrio allo spirito, di non opprimerlo sotto il peso delle cose umane così come delle cose divine, ma neppure di esaltarlo a dismisura, di non lanciarlo nel mondo astratto dei sogni, ma nemmeno di stritolarlo con la ferrea catena di una realtà inumana, di non disperderlo e frantumarlo nella curiosità investigatrice delle cose innumerevoli, ma di dargli l’unità attraverso la molteplicità dell’esperienza e della vita”.

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Autore

  • Mario Scaffidi Abbate

    La biografia di Mario Scaffidi Abbate è molto complessa e difficile da ricostruirsi. Sono innumerevoli gli episodi della sua vita, spesso più unici che rari, di cui soltanto nei suoi libri pubblicati e nei suoi scritti vari si può cogliere qualche sprazzo. La sua attività molteplice, di professore, di giornalista, di fondatore, di direttore e vicedirettore di riviste, di critico letterario, di traduttore, di sceneggiatore in diversi programmi della RAI, la sua vocazione per la pittura, per la musica e soprattutto per la poesia, che gli valse molti premi, e persino nel teatro, non si può descrivere in poche parole. In tutti i campi della cultura è stato veramente un personaggio raro. Come un novello Pindaro, “quasi torrente che alta vena preme”, ha scritto versi a non finire, di cui una buona parte, essendo manoscritti, nemmeno nel computer ha potuto riversare. Vale per lui la frase di Olindo Guerrini (citata da lui stesso in uno dei suoi libri, L’antro acherontico) “O manoscritti miei gettati al vento!”.

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