PIRATI & CORSARI
Questo libro è contraddistinto dalla presenza sullo scenario mediterraneo di due protagonisti principali, Cristiani e Musulmani. Sono descritti frequenti, improvvisi, assalti pirateschi, fughe avventurose e battaglie memorabili, verificatesi dal IX al XIX secolo. Gli interessi degli attori in campo sono mossi principalmente da fattori economico-commerciali, sostanziati spesso da una credenza religiosa che, sebbene diversa nella pratica rituale, è comune nella venerazione di un unico Essere Supremo, Dio per i Cristiani e Allāh per i Musulmani.
La credenza in una unica divinità non è stata, tuttavia, sufficiente ad impedire che moltissime migliaia di persone diventassero schiavi o perdessero la vita a vantaggio dell’uno o dell’altro attore nella spietata pratica della pirateria. Il fattore religioso è stato, anzi, un utilissimo alibi abilmente utilizzato per sopraffare l’avversario.
Le marinerie cristiane e quelle islamiche dell’impero turco-ottomano hanno terrorizzato per secoli tutte le città rivierasche del Mediterraneo. I Cristiani combattono contro “gli infedeli” musulmani e questi a loro volta, contro gli “infedeli” cristiani. La guerra contro gli “infedeli”, intesi come non appartenenti al loro credo, era ritenuta addirittura santa (gihād), un dovere da compiere ad ogni costo, così come ampiamente dimostrato anche dalle otto crociate combattute dai Cristiani in terra d’Oriente. Musulmani e Cristiani hanno sviluppato un consistente traffico di schiavi, impiegati soprattutto ai remi delle galee, al fine di assicurarsi lo smercio dei loro prodotti e degli stessi schiavi sui mercati più ambiti del Levante mediterraneo e del Mağreb.
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