SECONDA GUERRA MONDIALE – Le nostre Campagne
Le problematiche concernenti la guerra si ripetono nel tempo con le stesse metodologie di principio e di drammi. Benché vi siano stati progressi notevoli dal lato dei diritti dell’uomo, purtroppo il gene della follia non consente un’esistenza basata sul rispetto della tutela fisica, morale e materiale dell’individuo. La prevaricazione dei valori fondamentali dell’esistenza terrena con atti bellici ha origine nel tessuto più profondo dell’irrazionalità, dove agisce il redivivo demone dell’aggressione, dovuto a un meccanismo congenito dell’essere umano, che recide ogni evoluzione mentale e comportamentale. Ciò fornisce la chiave interpretativa dell’aggressività: non c’è fatto o momento della vita umana che non possa offrire lo spunto per scorgere qualche aspetto essenzialmente conflittuale, che è nel fondo della natura umana. E per conoscere le vicende dell’uomo, ecco l’importanza della memorialistica storica che consente un viaggio, a ritroso nel tempo, nella realtà più profonda delle vicende individuali avvenute all’interno di un conflitto. La “memoria” è un riscontro documentale e un monito: uno spirito di pace, che non rinunci alla difesa ma sia pronto ad afferrare tutte le occasioni che possono allontanare l’eventualità di una guerra, può nutrirsi solo del ricordo delle distruzioni, delle sofferenze, delle miserie che la guerra ha inflitto agli esseri umani. Ma il ricordo spesso sbiadisce, travolto com’è dalle vicende quotidiane, da nuovi pensieri tesi al futuro, dalla facilità (meglio: dall’ignavia) con cui spesso si tende a esaltare la Storia del Mito. A rinverdire la memoria può dunque contribuire non tanto la rielaborazione storica degli eventi, quanto la testimonianza di coloro che hanno vissuto direttamente le traversie di una guerra.
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