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STORIE VECCHIE E NUOVE DI UN BORGO DI MARE

Esattamente Lorenzo Triolo chiama i brevi pezzi di vita che ci propone nel suo libro ‘storie’ e non racconti. Il racconto, infatti, rimanda esclusivamente alla tecnica della comunicazione scritta, distinguendosi dal romanzo per la brevità del testo e per l’andamento più sincopato della narrazione, che tollera meno cambi di scena. Invece le storie di Lorenzo Triolo ci fanno pensare alla tradizione orale dei fatti che compongono la fisionomia di un gruppo, di una comunità, di un paese.
La fatica letteraria di Lorenzo Triolo sta proprio nel dare dignità e testimonianza di scrittura ai ‘fatti’ che di tempo in tempo si sono succeduti in un luogo da sempre frequentato, a volte sognato, certamente amato. Il libro di Lorenzo Triolo, dunque, si inscrive nella tradizione del ‘conto’, inteso come testimonianza offerta per un incontro affabulatorio con un ascoltatore con cui condividere un’esperienza, un’emozione, un tratto di vita. ‘Fermati che ti conto un fatto’ ‘Siediti accanto a me che ti racconto una storia’ è un invito che si rivolgeva ai bambini per invogliarli a smettere i giochi per dedicarsi ad occupazioni più ordinarie, come mangiare o mettersi in ordine.
Ma è anche un invito ad una sosta che è insieme pausa di riposo e di amicizia. Il ‘fatto’ è un pezzo di vita vissuta, attraverso il quale si apre uno spiraglio su un momento della storia individuale di un personaggio o della vita collettiva di un gruppo e che nel passaggio da narratore a narratore (e dunque anche nella versione dell’autore) si arricchisce di particolari anche fantastici che non ne mutano lo spirito originario.
Lo sfondo è un borgo di mare, un paese che rappresenta lo scenario delle esperienze estive, giovanili e non, e che ha la singolare caratteristica di essere fianco a fianco con un luogo turistico di fama internazionale come è Taormina, pur preservando i tratti salienti di BORGO DI MARE, dai sapori e dai profumi antichi.
Il linguaggio è fedele a questo progetto narrativo, perché conserva integro tutto l’andamento del discorso orale, nelle pause, nello scambio di battute tra i personaggi, nelle conclusioni a volte tratte dal narratore a mo’ di morale. Persino nell’uso dei termini dialettali, per i quali Lorenzo Triolo, scrupolosamente e rivelando la scientifica precisione della sua prima formazione, ci offre un glossario per ‘i lettori non siciliani’ che è anch’esso un pezzo di gustosa lettura, e che raccoglie espressioni di un frasario più antico, che è più comune cogliere nell’eloquio delle persone di una certa età come ‘bisolu’, ‘tuppuliare’ e ’ca annunca’.
L’espressione che a mio avviso meglio rappresenta questa raccolta di ‘fatti’ si trae dalla stessa introduzione con cui Lorenzo Triolo presenta la sua raccolta al lettore, definendola ’ un caleidoscopio’ di storie. Il termine rimanda ad uno strumento conosciuto sin dall’’800 il cui inventore inglese ha voluto chiamare con una parola dalle origine greche, che rimanda alla possibilità di ‘vedere il bello’ (kaleiodskopeo). Un gioco semplice di specchi e di pezzi di plastica colorata che offre a chi voglia appoggiarvi l’occhio, la combinazione di immagini simmetriche e variopinte. Il gioco di colori e di prospettive si soprappone e si scompone dando ogni volta origine a figure diverse e originali che ci lasciano increduli, benché gli ingredienti cromatici siano sempre gli stessi. Allo stesso modo il termine caleidoscopio viene usato per indicare un preciso genere letterario fatto di storie e di trame che si incrociano e si intersecano per dare vita ad intrecci nuovi e diversi, attraversati da sentimenti e personaggi a tutti noti.
I piani su cui si snodano le storie sono i più differenti. Talvolta il narratore ne è protagonista o diretto testimone, talvolta è solo ascoltatore e destinatario di un racconto ricevuto da altri. Anche i piani temporali non sono omogenei, perché si passa da fatti collocati molte decine di anni fa a fatti più recenti. Talvolta è la Storia che ci passa vicino attraverso personaggi storici trasfigurati in fatti arricchiti da fantasticherie (‘Visita lampo di Mussolini in Sicilia’, Johannes e Sara) oppure più vicini alla realtà come ‘È nato prima Gallodoro o Letojanni?’ o ‘Il destino di scienziato’; talvolta è la cronaca più o meno recente, anche se la meno edificante raccontata in ‘Gli amici degli amici’ e nel ‘fatto’ dedicato al fratello di Samburbak. Sullo sfondo una comunità minuta che diventa il microcosmo dell’estate di quanti tornando ogni anno, non smettono di sentirsi ancora un po’ ragazzi.
Ci sono pizzaioli extracomunitari e focosi,tipici di una fase che sperimenta l’integrazione con persone di culture ed etnie differenti, mariti gelosi senza tempo e preti che difendono dottrine da cui anche la chiesa ufficiale prende ormai le distanze, ci sono giovani vandali e persone invidiose, c’è la simpatia e la partecipazione umana dell’autore verso ‘I nostri fratelli moretti’. Ci sono tanti amici camuffati da nomi e professioni inventate, ma riconoscibilissimi nella cerchia degli intimi.
Le situazioni che popolano le storie di Lorenzo Triolo sono espressione di costumi e di abitudini diverse, che testimoniano il segno dei tempi che passano e che mutano. Così l’abitudine degli uomini del paese di riunirsi per giocare a carte, quando in mancanza della televisione si lasciava la casa per trovare un momento di svago; così la diffusa pratica della ‘razione’ che toglie il malocchio. Costumi ormai desueti ma ben vivi nella memoria dei meno giovani sono legati alla spiaggia, un tempo usata come servizio igienico comune o come spazio ideale per stendere le lenzuola, utilizzazioni evidentemente incompatibili con la vocazione turistica che Letojanni si è andata scoprendo negli anni. Lorenzo Triolo, scrittore – narratore delle storie, segue questa evoluzione come una testimonianza del proprio percorso personale, e se ricorda le ragazzate ingenue dei suoi anni giovanili (‘La barca tornò sola’, ‘Beato te Ciccio’ e ‘Gita a Vulcano’) non esita a godere delle nuove opportunità legate a questi luoghi come i canti e i fuochi della notte dei falò e lo sguardo intrepido del volo sul deltaplano (‘L’uomo che volava con le aquile’). Ma nell’intimo, par di cogliere uno sguardo di simpatia per chi si ostina a mantenere le vecchie usanze, nonostante il doveroso sforzo delle istituzioni per la tutela di spiagge, funivie e altri pubblici servizi.
La cifra ricorrente del racconto è un tono di leggerezza affettuosa e di comprensivo disincanto per il tempo che passa lasciando dietro di sé sentimenti e passioni forti. L’ironia dei toni e dello sguardo è sottolineata dalle efficacissime vignette di Francesco Celi, in arte Pilec, che interpreta lo spirito più scanzonato della narrazione ma che sa anche prestare il suo tratto esperto ai sentimenti più teneri, come nell’illustrazione dell’uomo dei peluche, dove la caricatura grottesca di un ometto pupazzo-tra-i-pupazzetti, è capace di offrire un sorriso di affetto e di solidarietà con un gesto semplice e sognante.
Anche quando racconta fatti di sangue e narra l’esito drammatico di persone finite per morte violenta, Lorenzo Triolo non indulge ai toni della tragedia o del melodramma, persino se la femmina d’onore usa il coltello per lavare la sua reputazione.
Uno dei pregi di questa serena narrazione è il rispetto di una regola fondamentale: I sentimenti non devono essere nominati, perché ci sono i ‘fatti’, da cui ogni lettore ricaverà le proprie emozioni. La tenera condivisione per l’ansia del gabbiano che cerca il suo amico o per lo struggimento del cavallo che aspetta invano il suo padrone o per la tenerezza del pastore nei confronti della capretta in ‘Lillina’ o per l’anziano di ‘Il vecchio e il mare’ sono narrati senza eccesso di aggettivi, come un resoconto piano che nel solito gioco di specchi e di colore ci rimanda ora il profumo di una fresca ragazzata ora il tono soffuso di una nostalgia per un sentimento che non c’è più.
Accogliamo, dunque, l’invito di Lorenzo Triolo, ‘siediti, fermati che ti conto un fatto’, e facciamo una pausa nelle nostre giornate convulse per ascoltare, ricordare, sorridere e forse anche rimpiangere qualcosa che non possiamo più avere, ma che ci rallegra con il pensiero di averla avuta, un giorno, tutta per noi.
In omaggio alla formazione accademica di Lorenzo Triolo che, a dispetto dei suoi interessi letterari e artistici, è dottore in chimica, prendo in prestito dall’Alchimista di Paulo Coehlo le parole,che mi sento di condividere, per chiudere questa presentazione: ‘Ogni giorno ogni minuto (e dunque ogni ‘fatto’) porta con sé l’eternità’.

Franca Mangano
Luigi e Giovanni

15,00

COD: HE-000278 Categoria:

Autore

  • Lorenzo Triolo

    Lorenzo Triolo, vive a Valcanneto, una frazione residenziale di Cerveteri dove si è trasferito da Roma nel 2005 in cerca di tranquillità e aria un po’ più salubre. Di origine siciliana, nato per l’appunto a Letojanni, teatro della maggior parte delle storie qui narrate, si è trasferito giovanissimo con la famiglia a Roma dove si è laureato in Chimica Industriale e ha compiuto una buona parte del suo percorso professionale, completato nella splendida Lucca come dirigente per dieci anni in una multinazionale del settore cartario e cartotecnico. Da quando è in quiescenza, benché di formazione tecnico-scientifica, ha dato libero sfogo ai suoi interessi artistici cimentandosi con impegno nella pittura e nella scultura, presentando i suoi lavori in mostre personali e partecipando a numerose collettive. Non si è fatto mancare un’incursione nel campo di Calliope e Melpomene, prendendo parte ad un coro polifonico e recitando a teatro per qualche anno in una compagnia amatoriale. Infine, per il piacere di comunicare agli altri, agli amici soprattutto i ricordi suoi e delle comunità a lui vicine, ha iniziato a scrivere pubblicando due libri di racconti, Valcanneto si racconta (2013) e una prima raccolta di 28 Storie di un borgo di mare (2014) qui riproposta in veste revisionata assieme ad una nuova serie di altri 32 racconti, che coprono nell’insieme quasi un secolo di storie minime di questo borgo di mare, all’ombra di Taormina; un caleidoscopio di fatti e fatterelli, alcuni banali, altri di maggior rilievo che concorrono a delineare il carattere tutt’altro che banale degli abitanti di questo delizioso paese che gli ha dato i natali. Nel 2017 ha pubblicato un giallo psicologico dal titolo Un’estete movimentata e sta attualmente lavorando ad un ambizioso progetto dal titolo Roma città d’arte, cinquanta capitoli su artisti, movimenti e periodi artistici vissuti od operanti a Roma negli ultimi mille anni.

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