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Canuti, spesso vegliardi, comunque venerabili
Chissà se il Poeta, volendo descrivere il personaggio di Caron Dimonio, traghettatore dell’inferno, ritenne di evidenziare l’aspetto senile “Vecchio bianco di canuto pelo” con un segno di riverenza verso i vecchi.
L’Autore, Pasquale Ciampa, nella sua visione esistenziale, prende le mosse da un afflato sincero verso “i giovani della tempra”, “del progresso”, la generazione del futuro, poi concentrandosi sulla frustrazione dei vecchi, attraversando un quarto di secolo alla luce delle esperienze di vita vissuta, come avvocato, come pubblico amministratore, come cittadino devastato dalla pandemia.
La sua verifica della sfera sentimentale dell’uomo contemporaneo, gli consegna la consapevolezza – amara – di una inadeguata considerazione dell’universo dei vecchi, emarginati socialmente, mortificati dal peso dell’ingratitudine, relegati in case degradate per lungodegenti se non ospizi, condannati a gestire età avanzate e patologie.
In epoca di pandemie planetarie, infine, oltraggiati da visioni pseudoscientifiche sulla cosiddetta immunità di gregge, proposta come ultimo “rimedio geniale” da presunti statisti e scienziati in libera uscita.
È così che nel colloquio dell’anziano e stanco Avvocato penalista, con suoi amici cari e la consorte, rappresenta l’abisso profondo nel quale viene spinta la terza età a seguito del dramma mondiale: per i vecchi, c’è anche la prospettiva di lasciare la vita… con un cartellino all’alluce di un piede, senza un addio e neppure un fiore.
C’è speranza di una rivisitazione della scala valoriale? Si, sempre! Perché la speranza, secondo un antico proverbio, è la quarta candela dell’esistenza umana, dopo la Pace la Fede e l’Amore.
Quella che permette di riaccendere con la sua luce, tutte le altre.
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