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IL CALVARIO DI UN POVERO CRISTO – Alla ricerca di Dio

Oltre che la storia di un uomo che va alla ricerca di un Dio autentico, seguendo la ragione – come Dante smarrito nella selva oscura e ostacolato dalla “bramosa lupa” nel suo “viaggio” verso il Cielo – questo poemetto è una breve panoramica di alcuni delle centinaia di “errori” contenuti nella Bibbia, che la Chiesa cattolica continua a definire “Parola di Dio”. Ma è anche un appello alla Chiesa stessa affinché operi una riforma “vera”, che comprenda una revisione della Bibbia, visto che nel corso dei secoli vi hanno messo le mani una quarantina di traduttori, commentatori e interpreti, tanto più oggi nell’èra tecnologica e scientifica, in cui ancora meno è accettabile l’immagine di un Dio che crea “dal nulla”, quando Egli è già tutto e dovunque non c’è che Lui, che va prendendo atto se ciò che fa sia buono oppure no, che parla “faccia a faccia” con Mosè, che si arrabbia e addirittura “si pente” della sua Creazione, sterminando l’intera umanità.

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Autore

  • Mario Scaffidi Abbate

    La biografia di Mario Scaffidi Abbate è molto complessa e difficile da ricostruirsi. Sono innumerevoli gli episodi della sua vita, spesso più unici che rari, di cui soltanto nei suoi libri pubblicati e nei suoi scritti vari si può cogliere qualche sprazzo. La sua attività molteplice, di professore, di giornalista, di fondatore, di direttore e vicedirettore di riviste, di critico letterario, di traduttore, di sceneggiatore in diversi programmi della RAI, la sua vocazione per la pittura, per la musica e soprattutto per la poesia, che gli valse molti premi, e persino nel teatro, non si può descrivere in poche parole. In tutti i campi della cultura è stato veramente un personaggio raro. Come un novello Pindaro, “quasi torrente che alta vena preme”, ha scritto versi a non finire, di cui una buona parte, essendo manoscritti, nemmeno nel computer ha potuto riversare. Vale per lui la frase di Olindo Guerrini (citata da lui stesso in uno dei suoi libri, L’antro acherontico) “O manoscritti miei gettati al vento!”.

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