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Una donna eccezionale

“Chi dice donna dice danno”, così recita un proverbio, fra il serio ed il faceto, per dimostrare come le donne in genere, anche senza volerlo e senza accorgersene, possano combinare dei guai. Ma viene usato pure per mettere in evidenza che la donna, col suo carattere più istintivo di quello degli uomini, come si vede pure alla televisione, possa generare lo scompiglio nella propria o addirittura nella vita di altre persone.

Però l’autore di questo poemetto si richiama, sia pure con un “forse”, ad Eva, la prima donna creata da Dio, che si lasciò tentare dal serpente, ospite anche lui nell’Eden, il Giardino di “delizie”, le prime tentatrici, creato da Dio, il quale, essendo Dio, doveva sapere quale sarebbe stato il gesto di Eva, e se lo sapeva il primo tentatore fu Dio stesso. Tuttavia nessuna obiezione si può fare a Lui, perché, come dice Sant’Agostino, “Se Dio non ci tentasse cesserebbe di farci da Maestro”.

Tentare, infatti, vuol dire anche “mettere alla prova”, come fanno coi loro alunni il maestro delle elementari e il professore, quando li interrogano o gli assegnano un tema da risolvere.

D’altra parte sempre Sant’Agostino sul presunto peccato di Adamo ed Eva dice: “O colpa felice e propizia in virtù della quale ci è stato dato un così grande Redentore!”, cioè Cristo.

Un altro proverbio dice: “Non tutti i mali vengono per nuocere”, sia prodotti dagli uomini o da Dio stesso.

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  • Mario Scaffidi Abbate

    La biografia di Mario Scaffidi Abbate è molto complessa e difficile da ricostruirsi. Sono innumerevoli gli episodi della sua vita, spesso più unici che rari, di cui soltanto nei suoi libri pubblicati e nei suoi scritti vari si può cogliere qualche sprazzo. La sua attività molteplice, di professore, di giornalista, di fondatore, di direttore e vicedirettore di riviste, di critico letterario, di traduttore, di sceneggiatore in diversi programmi della RAI, la sua vocazione per la pittura, per la musica e soprattutto per la poesia, che gli valse molti premi, e persino nel teatro, non si può descrivere in poche parole. In tutti i campi della cultura è stato veramente un personaggio raro. Come un novello Pindaro, “quasi torrente che alta vena preme”, ha scritto versi a non finire, di cui una buona parte, essendo manoscritti, nemmeno nel computer ha potuto riversare. Vale per lui la frase di Olindo Guerrini (citata da lui stesso in uno dei suoi libri, L’antro acherontico) “O manoscritti miei gettati al vento!”.

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