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IL GIOVANE COSENZ: la sua vita, il suo tempo

Una famiglia paterna dalle non lontane origini francesi, un padre alto ufficiale dell’Esercito prima murattiano e poi borbonico, una madre zia e poi suocera di uno dei maggiori scienziati italiani dell’Ottocento, il calabrese Raffaele Piria: questo fu l’ambiente in cui crebbe Enrico Cosenz che dalla natia Gaeta si spostò presto coi genitori a Napoli dove lo attendeva una formazione destinata a designare in lui, e in altri compagni di corso nel Collegio militare della Nunziatella, un prototipo del patriottismo meridionale del primo Ottocento. In quel clima fervido di metà anni ’30, con docenti come Mariano d’Ayala e Francesco De Sanctis, Cosenz, che già aveva avuto nel padre un modello di grande dirittura morale, non poteva che sviluppare una personalità liberale: l’amicizia quasi fraterna con Carlo Pisacane fu il segnale di un’apertura di idee che però solo le scelte ultraconservatrici della dinastia borbonica indirizzarono verso un tipo di radicalismo tale da trasformare l’attesa delusa di un riformismo interno al Regno delle Due Sicilie nella speranza di una prospettiva più ampia: quella dell’unità nazionale.

Fu un percorso non facile, che dal rifiuto di obbedire all’ordine regio di riportare a Napoli le truppe inviate al Nord per partecipare alla guerra federale contro l’Austria, portò Cosenz prima alla disperata difesa di Venezia (1849), poi all’esilio in Piemonte e all’adesione momentanea al mazzinianesimo. Per qualche anno si ebbe così, sulla scia di Pisacane, nel Cosenz cospiratore una figura tipicamente romantica. E quando in lui, complice la tragica fine di Pisacane (1857), l’opzione mazziniana si sciolse definitivamente nel preludio ad una adesione alla politica cavouriana e alle ambizioni del Piemonte, Cosenz prese parte alla guerra del 1859 ma solo per indossare la divisa dei Cacciatori delle Alpi agli ordini di Giuseppe Garibaldi. Ciò vuol dire che egli aveva conservato in sé qualcosa della mazziniana fede nella capacità della nazione di liberarsi da sé, consegnandosi dunque a una monarchia come quella sabauda ma senza dover sottostare alla protezione interessata della Francia. In questo spirito nacque la sua partecipazione alla Spedizione dei Mille che, provocando il crollo del Regno meridionale, gli permise di tornare a Napoli dopo un’assenza durata dodici anni. Qualche mese dopo, con la nascita del Regno d’Italia, un Cosenz giugno al temine della propria maturità era pronto a riprendere la carriera militare nell’Esercito italiano.

Questo volume ricostruisce la storia della giovinezza sua e di tutta quella generazione di patrioti meridionali che tra dubbi, tensioni e sacrifici anche personali, seppero abbracciare la prospettiva non scontata, e per molti di loro anche problematica, di una partecipazione del Sud alla costruzione dell’Unità nazionale.

 

Giuseppe Monsagrati

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Autore

  • Giuseppe Monsagrati

    Giuseppe Monsagrati, già ordinario di Storia del Risorgimento e poi di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, è segretario della Commissione per l’Edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini. Ha diretto per un biennio il Consiglio scientifico dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano di Roma. Tra i suoi lavori, oltre a tre volumi dell’Epistolario di Giuseppe Garibaldi relativi agli anni 1864-1866, un libro su Roma senza il papa. La Repubblica romana del 1849 (Laterza, 2014) e il recente Garibaldipoli e altre storie di terra e di mare (Rubbettino, 2021). Di prossima pubblicazione per l’Archivio storico della Camera dei Deputati due volumi da lui curati su Il mito straniero. I modelli legislativi esteri nei dibattiti e nei documenti della Camera dei Deputati dell’Italia liberale (1861-1922).

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