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Avvocata, io ti racconto

“Avvocata, io ti racconto”, raccoglie le vicende di donne tradite, di donne maltrattate e di donne molto amate, di donne che hanno trovato la forza per rialzarsi dopo essere state spinte in un abisso e di donne che non ce l’hanno fatta e si sono arrese, di donne ciniche, che non hanno esitato a mentire e a usare i bambini per puro spirito di vendetta e di donne generose che, dinanzi all’abbandono, hanno indossato un sorriso perché sono rimaste l’unica famiglia di figli che prima avevano due genitori.

Il volume è anche la storia di amicizie al femminile, che risultano essere più forti di ogni altro sentimento, di istanze disattese di giustizia, di differenze di classe che segnano la vita delle persone e che diventano di straordinaria attualità in un momento storico in cui l’ascensore sociale si è fermato e, chi è nato povero, sembra non potere più aspirare a mutare la sua condizione.

Soprattutto, però, il libro è uno spaccato della società, che vuole sfuggire allo stereotipo secondo il quale le donne sono tutte vittime e gli uomini tutti carnefici e affermare, invece, che il mondo è fatto di persone e queste persone possono essere buone o cattive indipendentemente dal sesso, dalla etnia, dal luogo di provenienza, dalla classe sociale.

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  • Francesca Sesti

    Francesca Sesti è nata sessantuno anni fa a Cosenza e vive a Roma dove da, oltre trenta anni, si dedica al diritto di famiglia nello svolgimento della professione forense.

    Roma è la città in cui ha studiato e dove ha scelto di lavorare e di fare crescere i suoi figli, ma Cosenza e la Calabria, al di là di ogni scontato stereotipo, sono un legame talmente intenso e radicato da risultare insostituibile e che mai potrà essere reciso.

    Con le donne che assiste deve, innanzitutto, stabilire una sintonia su di un punto fondamentale: le guerre non giovano a nessuno, non si divorzia dai figli, i bambini e gli adolescenti non sono merce di scambio e perciò, dopo la disgregazione del nucleo familiare, hanno diritto a un papà e a una mamma che, con compiti paritari, li sostengano nella loro crescita.

    Al centro c’è sempre il bambino ma, una volta condiviso questo presupposto, le storie delle “sue” “donne” diventano una missione cui dedicarsi giorno e notte, senza limiti di tempo, di orari o di giornate festive perché il diritto di famiglia richiede disponibilità assoluta.

    Altrimenti, dice Francesca, avrei fatto cause di condominio.

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