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UNA VITA

La vita deve essere vissuta attimo per attimo senza smarrimenti e senza attendere il consenso di nessuno, in modo consapevole e riservato.

Quando gli anni passano e si arriva ad analizzare il proprio vissuto forse è giusto mettere le proprie esperienze a disposizione di coloro che vogliono o possono trarne qualche vantaggio.

 

Raccontarequanto di positivo o negativoognuno di noi hafatto durante il tortuoso percorso esistenziale ritengo possaessere utileperfar comprendere ai giovani che non si devono mai arrendere di fronte alle avversità della vita, né esaltarsi nei momenti fortunati.

La vita di ognuno di noi deve tendere ad una continua ricerca della conoscenza sapendo di non sapere e alla scoperta di quei valori che alcuni ritengono desuetima che devono essere irrinunciabili.

Tra tuttii valori che bisognerebbe insegnare ai giovani quello che forseli comprende tutti e non li farebbe deviare verso percorsi pericolosi, è la giustizia.

Lagiustiziasicuramente èallabasedelviverecivile, senza di essaunacomunitàgrandeopiccolachesia, regredirebbe ele persone regredirebberotornandoad esserebarbari, tornandoallaleggedellagiungladoveilpiùdeboleè destinatoasoccombere,oallagiustiziafaidatedovel’individuo o il gruppo decidono didistruggere coloro chesono di ostacolo al proprio tornaconto, o magari solo perché non condividono il loro “credo”, osolo per passatempo,per divertimento.

Credereincoloro che dovrebbero amministrare la giustiziaèessenziale perchiaspiraadessereuncittadinoonestoe ligio alleleggi dello Stato.

Quando i cittadini non hanno più fiducia in coloro che dovrebbero essere iloropaladiniedi tutorideiloro giustidiritti, si sentono abbandonati e traditi e se tale sfiduciamonta come un mare tempestoso, può provocare gravi conseguenze.

Pertanto chi, si presume, spinto dal desiderio di somministraregiustizia, intraprendendo quella che dovrebbe essereuna delle più nobili attività, nondovessepoi onorareilmandatoconferitogli al momentodello insediamento, giurandodiservireloStatoequindiicittadiniadempiendo alla loro funzione, con umiltà, decoro, riservatezza, probità, professionalità ed imparzialità, tradirebbe innanzi tutto se stesso e naturalmente gli utenti, il popolo sovrano, quindi lo Stato.

Tali principi, chedovrebbero essere validi per chiunque,sembrainvece che siano ormai considerati troppo spesso antiquati, mentredovrebbero essere considerati alla base di una buona educazione e trasmessi ai giovaniper non farliscivolareversounatotaleanarchia, nel caosorganizzato, nella confusionegeneralizzata, spingendoli nella disperazione, che come risultatristemente evidente li porta poi verso la violenza e\o l’autodistruzione. Come possiamo verificare dalle agghiaccianti cronache quotidiane, veri bollettini di guerra, sintomo di patologie sempre più gravi ed irreversibili, che dovrebbero far riflettere ogni buon padre e madre, gli educatori e ogni persona capace di intendere e di volere.

Quando ho iniziato a svolgere la professione di avvocato nel lontano 1970, all’epocail mondo giudiziario era appannaggio degli uomini, le donne avvocato erano pochissime e nella magistratura ancora non erano state ammesse, non essendo ritenute idonee a ricoprire quel ruolo.

Oggi, diversamente, l’attività giudiziaria è svolta in gran parte dalle donne, purtroppo non mi sembra con grandi risultati.

Molte delle persone chemi conoscevanoda tempo mi chiedevano come potessi io, che ero “così giusta ed equilibrata”, affrontare la difesa di persone che avevano commesso fattipenalmente rilevante, a volte anche molto gravi.

È evidente che l’avvocato, essendo libero di accettareo meno la difesa della persona che chiede di essere assistita, sentito il cliente, lette le carte processuali, esaminate le prove può non assumere la difesa e se accetta l’incarico dovrà poi chiedere e possibilmente ottenere il responso più favorevole per il proprio assistito, il ché equivale a dire, l’avvocato, come peraltro, il pubblico ministero ed il giudice, si devono attenere esclusivamente alla verità processuale, ognuno nell’adempimento delle proprie funzioni, in base alle prove raccolte, impostare la difesa, l’accusa o scrivere unasentenza di assoluzione o di condanna.

Nel processo civile il giudice letti gli atti ed esaminate le prove accoglie o respinge la domanda attrice, e non importa se il danno è graveo minimo poiché l’entità del danno varia a secondadella persona che lo ha subito,egli deve valutare l’esistenza dello stesso e la responsabilità di coloro che lo hanno provocato, osservando ed applicando la legge, senza stravolgerla, con interpretazioni a dir poco personali.

Così nel processo penale, il giudicante nondeve cancellare il reato perché considerato lieve, ma deve applicare la pena adeguata prevista dal legislatore.

Se questo è vero il magistrato per decidere una causa, per fare Giustizia,deve esaminare tutte le prove testimoniali, documentalisenza interpretarle otralasciarle, altrimenti non adempie al suo ruolo ed invece di somministrare Giustiziarischia di commette gravi ingiustizie.

Un atteggiamento diverso provoca sconcerto nella persona giusta e soddisfazione in coloro che districandosi nelle maglie dell’ingiustizia sfuggono alla doverosa punizione, provocando reazioni a catena chevanno adingrossare la già florida malavita, facendo dilagare la corruzione in tutti gli strati sociali.

 

 

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